L’analisi predittiva avanzata dei comportamenti customer è il fulcro per superare il Tier 1 e identificare con precisione i clienti Tier 2 nel contesto B2C italiano, trasformando dati bruti in profili psicografici dinamici per interventi mirati di marketing e retention.
Il Tier 1 definisce la segmentazione base tramite dati demografici e aggregati di comportamento; il Tier 2, invece, sfrutta analisi predittive su dati multicanale per isolare cluster comportamentali con elevata probabilità di conversione. La sfida cruciale è tradurre informazioni frammentate in insight azionabili, richiedendo un processo strutturato di raccolta, feature engineering, modellazione e validazione contestualizzata.
Metodologia Esperta: Processo Passo dopo Passo per la Costruzione del Modello Tier 2
La costruzione di un modello Tier 2 non si limita a replicare il Tier 1: richiede un approccio integrato che unisca dati comportamentali multicanale, tecniche di riduzione della dimensionalità, validazione robusta e integrazione di fattori culturali e stagionali tipici del mercato italiano. Questo processo si articola in sei fasi chiave:
Fase 1: Integrazione Multicanale e Pulizia Dati
Il primo passo è aggregare dati da fonti critiche: CRM (dati clienti), web analytics (clickstream, sessioni), social listening (recensioni, interazioni) e dati transazionali POS digitali. La fase di data cleaning prevede:
- Normalizzazione temporale: allineamento di timestamp in fuso orario unico (UTC+1) e gestione precisa della granularità (secondi, minuti, sessioni).
- Imputazione di missing values basata su pattern comportamentali: ad esempio, utilizzo di imputazione k-NN per valori mancanti in session duration, con soglie di soglia <5% per evitare distorsioni.
- Creazione di feature RFM (Recency, Frequency, Monetary) arricchite con path di navigazione e tempo medio di sessione, calcolati su finestre temporali di 30, 60 e 90 giorni.
- Segmentazione preliminare tramite clustering gerarchico Agglomerativo su feature RFM e path di acquisto, identificando gruppi iniziali come “acquirenti impulsivi”, “ricercatori passivi” e “fidelizzati in attesa”.
Esempio pratico: un retailer lombardo ha identificato un cluster di clienti con alta frequenza di abbandono carrello post-ricerca prodotto, ma bassa conversione: analizzando il path, si è scoperto che il 68% di questi utenti lascia la pagina dopo la seconda visualizzazione del modulo di pagamento, indicando un problema di usabilità da risolvere.
Fase 2: Feature Engineering Avanzato e Riduzione della Dimensionalità
Per evidenziare variabili comportamentali persistenti e ridurre rumore, si applicano tecniche sofisticate:
- Trasformazione di variabili temporali in feature cicliche: calcolo di sinusoide e coseno per giorno della settimana e ora di accesso, catturando pattern stagionali e ciclici tipici del mercato italiano (es. picchi di traffico festivi).
- Applicazione di t-SNE su feature derivate (tempo medio sessione, click per pagina, interazioni post-acquisto) per visualizzare cluster comportamentali non lineari; utile per rilevare gruppi atipici come utenti “super attivi” o “occasionali sporadici”.
- Creazione di un “Engagement Score” composito:
Engagement Score = 0.4×click + 0.3×media_time_session + 0.3×condivisioni_social, normalizzato tra 0 e 100, per identificare utenti ad alta propensione a conversione. - Uso di embeddings linguistici (BERT multilingual fine-tuned su recensioni italiane) per analizzare sentiment e aspetti chiave (prezzo, consegna, qualità) in testi di feedback, trasformando recensioni in variabili sentiment-weighted.
Errore frequente: ignorare la stagionalità nelle feature cicliche può indurre modelli a sovrappesare comportamenti ciclici come il “Black Friday effect”, causando errori di previsione nel periodo post-promozione. Si raccomanda invece l’uso di d
